Forse hai qualche cartolina impressa nella tua mente con quel pescatore adagiato su uno scoglio che fissa con aria assorta i faraglioni. È un uomo d’altri tempi, con la barba lunga e la pipa. Indossa pantaloni alla pescatora, camicia bianca e un curioso berretto rosso.
Il suo nome è Francesco Spadaro, un uomo che ha fatto la storia di Capri ed è rimasto un simbolo per turisti e residenti che ancora oggi lo ricordano come uno dei personaggi caratteristici dell’isola. Ma qual è stato il suo ruolo sull’isola azzurra?
Francesco Spadaro ha inventato il mito del pescatore caprese. Dalla seconda metà dell’Ottocento fino agli anni Trenta del Novecento lui, Francesco Spadaro, fu per tutti il tipico isolano: un uomo che vive con i frutti del mare e la fatica delle braccia, a pieno contatto con la natura.
In realtà Spadaro non era affatto un pescatore. Ha svolto altri lavori, ha sviluppato ingegno e dialettica, e quando a cCapri sono arrivati i turisti lui ha colto l’occasione al volo: è diventato simbolo di un’isola che si stava lentamente scoprendo. E che tutti adoravano, tutti volevano conoscere.
Francesco Spadaro vestiva i panni dell’indigeno, eppure aveva creato una forma di marketing innovativa. Guadagnava proponendosi in esclusiva per fotografi e pittori che volevano immortalare il personaggio tipico del luogo. Come sostiene Alberto Savino nel libro Capri: “Spadaro è l’immagine, l’allegoria del pescatore. Spadaro è il simbolo di Capri. Spadaro è Capri atropomorfizzata”.
Francesco Spadaro visse per diversi anni così, amando Capri e permettendo (a modo suo) di costruire un mito che ancora oggi viene tramandato grazie alle foto e ai ritratti. Oggi nella piazzetta di Capri c’è una targa che lo ricorda così: “Al più famoso dei Marinai Isolani, Francesco Spadaro, che impresse la sua immagine sui più bei panorami”.